Chiese

CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA

Il Monastero delle benedettine (odierna Casa del Comune) fu fondato nel 1557 ed i lavori di costruzione dovettero essere terminati nel 1586, data che ci viene indicata da una lapide affissa ad un muro del monastero che si  affacciai su via Roma e sulla quale troviamo scolpiti anche il monogramma dell’Annunciazione “AGP” (Ave Gratia Plena), insieme alle tre rose, simbolo dell’Universitas di Calitri che deteneva il diritto di patronato sul monastero.

A quest’ultimo è annessa la Chiesa dell’ Annunziata, anch’essa cinquecentesca, dal tipico portale rinascimentale con lunetta, ispirato all’architettura romanica e aperta al culto l’11 febbraio 1571. All’interno della chiesa l’altare maggiore ligneo, di stile barocco, risale al ‘700, è di pregevolissima fattura e le sculture rappresentano l’Annunziata e l’Angelo Annunziante possono essere attribuite allo scultore di Lioni Pietro Nittoli.

Vi è un altro altare ligneo del XVIII secolo con una scultura che rappresenta una Madonna con Bambino. Le due nicchie, attualmente vuote, originariamente, ospitavano due statue, una delle quali rappresenta S. Benedetto, patrono dell’Ordine del monastero, oggi, conservata presso la chiesa madre di S. Canio.

Nell’abside si può ammirare la cinquecentesca pala raffigurante l’Annunciazione. Ammirando quest’opera, contornata da stucchi barocchi che, secondo la moda del tempo, fanno da cornice esterna, possiamo notare i primi progressi della pittura tridimensionale allora compiuti, ricca di particolari di gusto fiammingo ed ispano-moresco.

A destra del maestoso altare dell’Annunciazione si trova una tela raffigurante la “Deposizione di Cristo” opera attribuita al pittore Paolo De Matteis, attivo nel XVIII secolo, allievo di Luca Giordano e portavoce in questo dipinto del più crudo realismo avviato a Napoli dal Caravaggio, ma filtrato attraverso le opere di Angelo Solimena e di Mattia Preti.

Alla sinistra dell’altare maggiore vi è quello dedicato a San Canio, realizzato in muratura e stucco nel secolo XVII, di marcato stile rococò, con al centro una statua a mezzo busto del Santo.

Nella parte superiore della chiesa, un tempo utilizzata dalle Suore del Monastero per assistere alle funzioni religiose evitando così il contatto con il popolo che si trovava a piano terra, si trova una tela raffigurante Santa Barbara. Quindi vi è un dipinto su tela (sec. XVIII) raffigurante l’Immacolata ed i Santi Gaetano e Filippo Neri.

Sul soffitto è dipinta la “Apoteosi di San Canio” del XX secolo, opera del pittore calitrano Alfonso Metallo.


CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

La costruzione della chiesa dell’Immacolata Concezione fu iniziata nel 1710, all’indomani dell’istituzione della Confraternita ad opera dei missionari del gesuita Francesco Pavone, e i lavori si protrassero per quattro anni. La prima messa vi fu celebrata il 9 aprile del 1714 dal padre spirituale D. Giovanni Barrata.

L’originaria cappella fu ampliata e poi divisa in tre navate in seguito al terremoto del 1733. Fra il 1740 e il 1747 fu realizzato, dal calitrano Mastro Baldassarre Abbate, il meraviglioso altare barocco in legno di tiglio, poi indorato da artisti napoletani.

L’altare, che ripete una divisione spaziale allora non rara, ospita nelle due nicchie laterali le statuette di San Giuseppe e San Filippo Neri, mentre in quella centrale di maggiori dimensioni, si trova la bellissima statua dell’Immacolata Concezione, realizzata negli anni precedenti il 1734 da un abilissimo artista napoletano.

Allo stesso periodo risale la “Banca”, il banco in noce dove siedono il Priore e i suoi assistenti durante le funzioni religiose; di pregevole fattura una statua di San Vito, anch’essa di provenienza napoletana.

Nella chiesa è possibile ammirare, inoltre, una statua di San Vincenzo Ferrer, una Madonna Addolorata e un Cristo deposto, oltre alle tele raffiguranti “L’Immacolata Concezione”, “Gesù in preghiera”, “La Madonna del Rosario” del pittore calitrano Giuseppe Cerreta, una copia della “Deposizione” del De Matteis della chiesa dell’Annunziata, e due acquasantiere, una risalente al 1722 e l’altra al 1500 (datazione presumibile dalla presenza, sul bordo dell’acquasantiera, dello stemma della famiglia dei Gesualdo).

Sul fondo delle navate laterali si trovano due tele raffiguranti “La cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre” e “L’Incoronazione della Vergine” del pittore Alfonso Metallo di Calitri, risalenti al 1952.

Più recenti sono le tele di un altro artista calitrano, Luigi Rainone, raffiguranti una “Pietà”, e la Madonna che, nascosta sotto il suo manto azzurro, si aggira fra le rovine del terremoto del 1980. Con questo terremoto la chiesa crollò in più punti, fu perciò demolita ed interamente ricostruita, conservando però l’antica facciata, con il suo bel portale settecentesco in pietra.

 

 


CHIESA DI SAN CANIO

Costruita originariamente vicino al monastero delle Benedettine, dove oggi è Piazza della Repubblica, la chiesa era già esistente nella seconda metà del ‘400.

Danneggiata dal terremoto del 1694, venne riedificata nello stesso posto e portata a termine nel 1747, e poiché pericolante a causa della frana, fu abbattuta nel 1883 e poi ricostruita all’inizio del paese, dove oggi vediamo l’attuale chiesa. Nella chiesa a tre navate, interamente ricostruita dopo il terremoto del 1980, si trova l’altare maggiore in marmo intarsiato del XVIII secolo; nel vano retro-altare è collocata la grande tela raffigurante “L”Apoteosi di San Canio”, il vescovo martire venerato oltre che a Calitri, anche in numerosi paesi della Basilicata.

La tradizione vuole che durante il trasporto del corpo del Santo da Atella ad Acerenza, nel 799, il corteo passò per Calitri e le campane del paese cominciarono miracolosamente a suonare da sole: da allora San Canio divenne patrono di Calitri, che detiene anche una preziosissima reliquia, la falange di una delle sue dita.

Ritornando alla chiesa, sulle pareti delle navate laterali possiamo ammirare i seguenti dipinti: “L’Adorazione del SS. Sacramento” del XVIII secolo, ed una “Madonna col Bambino” nella navata sinistra, la “Presentazione al Tempio” pure del XVIII secolo ed una “Assunta” nella navata destra. 

In fondo alle navate si trovano due altari: quello di sinistra ospita una statua del Sacro Cuore, quella di destra la statua lignea a mezzobusto del patrono San Canio, che ripete un modello iconografico molto in voga sia nella capitale che nelle province del Regno di Napoli all’inizio del ‘700. Esternamente, sulla parete destra, sono murate due lapidi risalenti al ‘700 e proveniente dall’antica Chiesa Madre.

La prima che reca la data del 25 aprile 1728, fu fatta realizzare dall’Arcivescovo di Conza Francesco Nicolai nel momento in cui dedicò la chiesa già di San Canio anche ai martiri Cosma e Desiderio; la seconda, ordinata da Giuseppe Nicolai, nipote e successore di Francesco Nicolai, è databile tra il 1731 ed il 1759, anni del suo vescovado. In essa si parla dell’ampliamento del troppo angusto ingresso della chiesa.

All’ingresso della chiesa, ai due lati, troviamo due antiche acquasantiere in pietra di pregevole fattura.


CHIESA DI SANT’ANTUONO (SANT’ANTONIO ABATE)

Nonostante sul portale di pietra rifatto sia incisa la data 1914, si tratta di una delle più antiche chiese del paese, descritta con ben sette altari nella visita pastorale del Cardinale Alfonso Gesualdo nel 1565. Costruita immediatamente a ridosso della cinta muraria del paese, nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti.

L’altare principale dedicato a S. Antonio Abate, di cui vi è una statua a mezzobusto, fu eretto dalla famiglia Natale nel 1739. Troviamo anche una statua dedicata a S. Gerardo Maiella, autore di alcuni miracoli durante una delle sue visite a Calitri.

Vi sono poi le statue di S. Agnese, S. Anna e la Vergine Bambina, la Madonna delle Grazie, una tela settecentesca raffigurante la Madonna e San Nicola di Bari e due piccole tele di Gesù nell’orto e San Michele.

 


CHIESA DI SANT’ANTONIO 

La chiesa fu dedicata a Sant’Antonio di Padova nel 1608 dal frate Giuseppe Gaudianelli, e ceduta all’Universitas nel 1635, come apprendiamo da una lapide murata sulla sua facciata. Al suo interno è custodito un quadro raffigurante il Santo.

Di recente restaurata, il suo vecchio portale molto semplice in mattoni rossi è stato sostituito con il portale proveniente dall’ex chiesa di San Rocco che si trovava in Corso Matteotti. Sui battenti del portone sono state applicate delle formelle in ceramica che rappresentano episodi della vita di Sant’Antonio.  

Molto singolare è il contesto urbanistico ed architettonico in cui la chiesa si presenta: quando fu costruita la rotabile via Alfonso De Carlo, per evitare la demolizione della chiesa, venne costruito un viadotto che ha permesso la soprelevazione della strada, nascondendo la chiesa fino al tetto che spunta al livello del calpestio con il suo piccolo campanile.


CHIESA DI SAN BERNARDINO

La chiesetta, anch’essa citata nella visita pastorale del Cardinale Alfonso Gesualdo del 1565, si trova ai piedi della collina del Calvario.

In stile tipicamente rurale, con pavimento in cotto e con il suo bellissimo portale in pietra finemente intagliato risalente al 1747, conserva al suo interno una statua di San Bernardino e una statua della Madonna proveniente da Santa Maria in Elce. Alla chiesa è annessa la cella dove per secoli hanno abitato gli eremiti che custodivano la chiesa stessa.

La sua campana suonava “ù fratocchj” alle tre di mattina e destava i contadini che dovevano recarsi molto presto al lavoro nei campi incamminandosi per il “sentiero della Cupa” che passa innanzi alla chiesa e che conduce al vallone di Cortino; mentre alle ore diciassette batteva i “ndinn” avvisando gli stessi contadini che era ora di tornare a casa prima che facesse notte.


CHIESA DI SANTA LUCIA

Di origini cinquecentesche, dal ‘700 sotto il patronato della famiglia dei Cioglia, la chiesetta custodisce due statue di Santa Lucia: una più antica in legno è a mezzobusto, l’altra più recente in cartapesta è invece a figura intera.

Dalla chiesetta si può ammirare il bellissimo panorama offerto dalla parte più pittoresca del centro storico. Il 13 dicembre di ogni anno, in occasione della festività di Santa Lucia, la chiesetta è meta di moltissimi devoti; nel pomeriggio vi si celebra una santa messa, si assiste al sorteggio della tradizionale “veccia” (tacchino) e di altri premi ed infine si può assistere ad uno spettacolo di fuochi pirotecnici.


CHIESA DEL CALVARIO

Vicino alla chiesa di San Bernardino hanno inizio le tortuose scalette che salgono al Calvario e conducono all’omonima chiesetta, costruita per custodirvi un frammento della Santa Croce che un componente della famiglia Gervasi portò a Calitri al ritorno di un pellegrinaggio in Terrasanta.

Costruita originariamente con la facciata verso sud, nella ristrutturazione successiva al terremoto del 1910 cambiò orientamento e la facciata fu posta a nord, come oggi la vediamo.

Ogni Venerdì Santo la chiesetta è meta della Via Crucis che, alle prime luci dell’alba, parte dalla chiesa dell’Immacolata Concezione e attraversa il centro storico.

 


CHIESA DELLA MADONNA DELLA FORESTA

Questa incantevole chiesetta rurale, oggi di proprietà della famiglia Cestone, fu costruita su un’altura nel bosco del Cardinale dalla quale si può ammirare tutta la panoramica vallata del torrente Orato. 

Ogni anno in maggio si compie un pellegrinaggio in onore della “Madonna della Foresta”, la cui statua in legno è custodita all’interno della chiesetta, dove si trova una singolare acquasantiera in pietra, che ha la forma di un piccolo catino sorretto da una mano che emerge dal muro. Qui per volere della moglie Carolina Pignatelli Cerchiara e del figlio Giuseppe Maria, fu sepolto il principe Francesco Maria Mirelli morto il 1° maggio 1857, quando la chiesetta era ancora di loro proprietà.